Accanto alla grande novità musicale del jazz, che è una sofisticata fusione tra le forme musicali statunitensi di origine europea e quelle afroamericane, il Novecento accoglie parallelamente (con influenze reciproche) anche il blues, ossia una rielaborazione degli spiritual (canti devozionali) e dei tradizionali canti di lavoro degli schiavi afroamericani, che lavoravano nelle piantagioni di cotone negli stati meridionali degli Stati Uniti d’America. Il nome di questo genere musicale deriva dall’espressione inglese to feel blue o to have the blues, ossia “essere tristi, malinconici”. A sua volta, sembra che questo modo di dire sia un’evoluzione di to have the blue devils (avere i diavoli blu), espressione già in uso nel Seicento per indicare le allucinazioni dovute all’astinenza da alcol; si attesta tra l’altro che nell’Ottocento la parola blue indicasse in modo gergale “un ubriaco”.
La musica blues è una musica triste, perché affronta i temi della schiavitù e della sofferenza delle comunità afroamericane. Nasce, originariamente, in una struttura antifonale, di chiamata e risposta, originata proprio dalla necessità di alleviare la fatica del lavoro nelle piantagioni, accompagnandosi con lamenti cantati, che potessero anche permettere alle persone di comunicare tra loro (il leader cantava alcune strofe e il coro rispondeva). Un altro tema frequente è quello dell’amore perduto, lontano o non corrisposto; anch’esso generatore di sofferenza, sublimata dalla musica.
Un fenomeno italiano simile alle worksong afroamericane da cui è nato il blues, sono i famosi “canti delle mondine”, ossia le canzoni cantate dalle lavoratrici impiegate nelle risaie dell’Italia settentrionale di inizio Novecento, il cui compito era quello di pulire il riso strappando il giaveno (erba infestante) per otto ore al giorno. Molte di queste canzoni erano delle vere e proprie proteste contro gli orari di lavoro massacranti, la bassa retribuzione, e la scarsa salubrità dei luoghi (a causa di insetti e sanguisughe), come ad esempio, la famosa Se otto ore vi sembran poche.
Tornando al blues, ricordiamo che il primo sabato di agosto ricorre l’International Blues Music Day, da non confondere con il Blue Monday, ossia il terzo lunedì di gennaio, che dal 2005 sembra essere stato definito, senza fondamenti scientifici, il giorno più triste e malinconico dell’anno. Ritroviamo la connotazione depressiva del colore blu, di tradizione tipicamente angloamericana, anche nel film d’animazione Inside Out, realizzato nel 2015 dagli studi della Pixar Animation e distribuito dalla Walt Disney Studios Motion Pictures, in cui i protagonisti della storia sono le personificazioni delle emozioni umane e, mentre la gioia è rappresentata in giallo, la rabbia in rosso e il disgusto in verde, la tristezza appare in blu. Un’analoga associazione è stata proposta anche in Tutti i colori della vita, di Chiara Gamberale (2020), dove uno dei personaggi, Blues, tende a farsi sopraffare dalla noia e dalla malinconia.
La canzone della settimana
Questo brano, scritto nel 1984 da Paolo Conte, sottolinea quanto all’epoca la musica jazz abbia rappresentato una vera e propria rivoluzione di sonorità, ma anche culturale. Le frasi “certi/pochi capivano il jazz” e “non si capisce il motivo”, cioè il ritornello, sono delle vere e proprie spie di quale fosse stata, all’epoca, la reazione generale a questo genere musicale. La frase “ragazzi-scimmia del jazz”, con cui l’autore ne definisce gli appassionati (“così eravamo noi”) riprende l’espressione inglese “monkey man”, frequente in molti altri brani. La ritroviamo, ad esempio, nel titolo di un brano dei Rolling Stones (Monkey Man, 1969). Nella cultura jazz americana erano definiti ragazzi-scimmia gli afroamericani dalla pelle particolarmente scura e, quando gli europei si accostano al jazz, sembrano prendere in prestito questa espressione per indicare gli agilissimi ballerini jazz.
Sotto le stelle del Jazz
Du-dad-du-dad
And now hear me jazz
I whisper I love you
I whisper I love you
Certi capivano il jazz
L'argenteria spariva
Ladri di stelle e di jazz
Così eravamo noi, così eravamo noi
Pochi capivano il jazz
Troppe cravatte sbagliate
Ragazzi-scimmia del jazz
Così eravamo noi, così eravamo noi
Sotto le stelle del jazz
Ma quanta notte è passata
Marisa, svegliami, abbracciami
È stato un sogno fortissimo
Le donne odiavano il jazz
"Non si capisce il motivo"
Du-dad-du-dad
Sotto le stelle del jazz
Un uomo-scimmia cammina
O forse balla, chissà
Du-dad-du-dad
Duemila enigmi nel jazz
Ah, non si capisce il motivo
Nel tempo fatto di attimi
E settimane enigmistiche
Sotto la luna del jazz...
Du-dad-du-dad
And now hear me jazz
I whisper I love you
I whisper I love you
Yes sir
FONTE
CREDITI
Autore: Paolo Conte
Anno: 1984
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