A volte una lettera maiuscola può fare la differenza, e trasformare una manciata di terriccio in un fantastico pianeta del sistema solare, per di più unico, per la sua capacità di ospitare la vita! La nostra Terra questa importanza se la merita tutta, così come si merita un giorno tutto suo, l’Earth Day o “giornata della Terra”, celebrato dal 2007 ogni anno anche in Italia.
Terra, questa parola così materna e ancestrale, è bella anche perché custode di molteplici significati. Se diciamo, ad esempio, una frase del tipo amo la mia terra, non vogliamo comunicare il nostro attaccamento al pianeta o al terriccio con cui rinvasiamo le piante, ma piuttosto sottolineiamo il nostro “attaccamento al territorio, alla regione o al paese da cui proveniamo”. Allo stesso tempo, se in profumeria chiediamo della terra (abbreviazione per terra abbronzante), sicuramente ci porteranno un “cosmetico adatto a colorire l’incarnato”. Ancora, con il significato di “terra emersa”, potremmo dire di aver viaggiato per terra e per mare; mentre, se il quartiere di una città viene definito la terra di nessuno, ce lo immaginiamo in preda al degrado, perché “abbandonato o abitato da persone che non hanno limiti né regole”. Quest’espressione deriva dal linguaggio militare, in cui indica il “territorio, compreso tra due schieramenti opposti, sul quale nessuno dei due può vantare un titolo giuridico di possesso”.
Interessante è il caso della locuzione terra di mezzo, nata dalla fantasia dello scrittore J. R. R. Tolkien che, a metà del Novecento, vi ambientò le famose saghe Lo Hobbit e Il signore degli anelli. Proprio questa espressione sembra aver ispirato un purtroppo famoso personaggio della criminalità organizzata romana, Massimo Carminati, nel descrivere il suo ruolo di “cerniera tra il mondo dell’apparente legalità e quello dell’illegalità”: un mondo di mezzo.
Un’altra locuzione legata alla cronaca è terra dei fuochi, nata negli anni Duemila sugli articoli di giornale, per indicare l’area tra Caserta e Napoli quale “terra di cumuli di rifiuti tossici, smaltiti illegalmente dalla camorra accendendovi dei falò (i cosiddetti fuochi)”. Attenzione: questa immagine è ben lontana dalle suggestive descrizioni che l'esploratore Magellano fece della Terra del fuoco, la Patagonia (Argentina), che – a chi la osserva dal mare – appare come una terra costellata di fuochi per via dei vulcani attivi! Restando in tema di terra e di fuoco, citiamo la locuzione fare terra bruciata. Oggi la usiamo in senso figurato per indicare, ad esempio, “chi distrugge tutte le relazioni umane di cui si era circondato, isolandosi” oppure “chi crea una situazione irrecuperabile, che nessuno può usare a proprio vantaggio”. La sua derivazione è sempre di origine militare perché, in tempo di guerra, gli eserciti che entravano in territorio nemico erano soliti bruciare e radere al suolo tutto ciò che incontravano, così da impedire ad altri di servirsene. Stessa strategia poteva essere usata dagli abitanti dei paesi conquistati che, prima di scappare per mettersi in salvo, decidevano di bruciare tutto per non dare vantaggi al nemico.
Ancora, se stiamo con i piedi per terra siamo “persone concrete e realiste”, a differenza dei sognatori, che hanno la testa tra le nuvole. Mentre, se stiamo a terra non siamo appena atterrati da un volo di linea, ma ci sentiamo “tristi e scoraggiati”. Insomma, dobbiamo prenderci cura delle parole che usiamo, come del nostro pianeta Terra!
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