All’inizio dell’Ottocento Joseph Anton Koch (1768 – 1839) realizzava una serie di circa duecento disegni ispirati alla Divina Commedia, che lo renderanno famoso. L’amore del pittore tedesco verso Dante era nato fin dal suo arrivo a Roma, dove era giunto attraversando le Alpi a piedi alla fine del secolo precedente, e troverà compimento nel 1819 nell’ampio ciclo decorativo del casino “letterario” della villa del principe Massimo, non lontano dalla basilica di San Giovanni in Laterano: una vera e propria stanza affrescata nel segno del Sommo Poeta e del suo massimo capolavoro, che si affianca ad altre due sale dedicate all’Orlando Furioso e alla Gerusalemme liberata.
A distanza di circa duecento anni da queste vicende, lo street artist Andrea Casciu propone in Dante e i Centauri (Tributo a Joseph Anton Koch) un raffinato gioco di sovrapposizioni temporali e concettuali. Classe 1983, sassarese ma bolognese di adozione, Casciu è noto per i suoi grandi e bizzarri autoritratti di cui ha disseminato vari luoghi urbani. Questa nuova opera, esposta all’interno della mostra Dante Plus 700 (Ravenna, Biblioteca di Storia Contemporanea Alfredo Oriani, fino al 5 settembre, a cura di Marco Miccoli) è una più intima composizione su carta, dove l’effigie di Kirkup, presunta maschera funeraria di Dante, accoglie una riproduzione dell’illustrazione di Koch del XII canto dell’Inferno. Le due tecniche, l’inchiostro ecoline e la china, e i due soggetti, apparentemente disgiunti, dialogano misteriosamente, offrendo “una visione grafica ma allo stesso tempo pittorica dell’opera, invitando lo spettatore ad una attenta visione, per carpire tutti i dettagli, nascosti in parte dai chiaroscuri del volto”.
In foto:
Andrea Casciu, Dante e i Centauri (Tributo a Joseph Anton Koch), 2021. Courtesy dell’Artista
Joseph Anton Koch, Dante e il centauro Nesso (Inferno, Canto XII, vv. 98-139), 1808
Commenti