La parola turismo indica “il fare viaggi, gite, escursioni, per svago” ed entra in italiano nell’Ottocento, dapprima nella forma francese tourisme e inglese tourism (parole considerate esotiche e quindi accattivanti), per poi adattarsi. In ogni caso, si tratta di derivati del termine francese tour “giro o viaggio sportivo”. Pensandoci bene, la stessa parola viaggio è stata ricalcata dal provenzale viatge (cfr. francese antico veiage), su evoluzione dal latino viatic(um) “provvista per il viaggio”. Insomma, sembra che i termini che usiamo per evadere dalla quotidianità subiscano spesso l’influenza di altre culture e stili di vita rappresentando, già attraverso la lingua, un’apertura al cambiamento e alla diversità.
Potrebbe valere lo stesso principio, lo stesso gusto di prendere ispirazione dall’altro, anche per il modo di concepire il viaggio in sé per sé. Possiamo leggere in quest’ottica il successo che negli ultimi anni sta avendo in Italia lo stile di viaggio dolce, zaino in spalla, on the road e a contatto con la natura, preferito da sempre dagli abitanti del Nord Europa: il cicloturismo.
Si tratta di un tipo di viaggio diffusissimo nella penisola scandinava e nei Paesi Bassi, che permette pedalare in bicicletta tra natura e arte, da una città all’altra, attraversando addirittura più regioni e percorrendo itinerari panoramici e rilassanti. Senza parlare dei territori ancora poco valorizzati ma che rappresentano un’enorme potenzialità per il Paese, vantiamo già una rete di circa 58 mila chilometri di piste ciclabili, tra cui spicca la regione del Trentino Alto Adige per cura e promozione dell’offerta turistica. In alcuni casi, si tratta di vere ciclovie, ossia percorsi lunghi, come i 500 km della Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese che toccano Campania, Basilicata e Puglia, mentre in altri casi parliamo di tratti più brevi, che si possono percorrere a tappe.
Il dossier Covid Lanes di Legambiente (2020) segnala in Italia un significativo aumento dell’attenzione nei confronti della mobilità green, testimoniata dall’aumento del 60% dell’acquisto di biciclette rispetto all’anno precedente, l’aumento del 30% del loro uso per la mobilità individuale e l’aumento a macchia d’olio delle corsie dedicate alle bici e ai monopattini in città, ultimamente definite in tutta Europa ciclabili pop-up, perché spesso realizzate in pochissimo tempo e con strumenti provvisori ma efficaci, come i cordoli o i conetti stradali. A Parigi, ad esempio, durante la pandemia da coronavirus sono stati realizzati addirittura 50km di queste piste d’emergenza, tanto da essere state ribattezzate coronapistes.
Ponendo attenzione alle parole utili alla mobilità ciclistica, ricordiamo la differenza tra greenway o via verde ciclabile che è “una pista ciclabile su su cui non è consentito il traffico motorizzato” e il sentiero ciclabile ossia “un itinerario in parchi o zone rurali dove è ammessa la circolazione delle biciclette”. Sono invece assenti in Italia il concetto, molto familiare nel Nord Europa di super highway, cioè una sorta di autostrada per le bici che serve percorsi particolarmente veloci e battuti come quelli che portano alle università, e quello di case avanzate, ossia le zone di arresto ai semafori davanti al traffico motorizzato, utili a svoltare con meno rischi.
Insomma, abbiamo ancora tanta strada da fare verso una mobilità sostenibile più comoda e sicura, ma l’importante è iniziare a pedalare!
La canzone della settimana
Ma dove vai bellezza in bicicletta è una canzone scritta da Dino D’Alba nel 1951 come colonna sonora del film Bellezze in bicicletta. Nel film il brano è cantato direttamente dalla protagonista Silvana Pampanini, che nella prima metà degli anni Cinquanta fu il simbolo più rappresentativo della bellezza italiana a livello mondiale e recitò con i migliori attori del dopoguerra: Totò, Peppino De Filippo, Alberto Sordi, Vittorio De Sica, ecc. Il testo inscena il tentativo di un primo approccio da parte di un uomo nei confronti di una ragazza che passa in bicicletta, destinataria di complimenti legati al suo aspetto fisico “bellezza; gambe snelle, tornite e belle; sorriso incantator”. La canzone riprende vari termini legati al mondo del ciclismo, a partire dalla citazione diretta del Giro d’Italia, fino all’uso dei termini bicicletta, pedalando, traguardo, salita, corridori. Un’espressione degna di nota è sicuramente una maschietta, parola usata per indicare “una ragazza spigliata ed esuberante”, particolarmente in voga nel dopoguerra soprattutto nella locuzione taglio o acconciatura alla maschietta: capelli corti e sfumati sulla nuca, detta anche con un francesismo a la garçonne.
Ma dove vai bellezza in bicicletta
Ma dove vai bellezza in bicicletta
Così di fretta pedalando con ardor
Le gambe snelle, tornite e belle
M'hanno già messo la passione dentro al cuor
Ma dove vai con i capelli al vento
Col cuor contento e col sorriso incantator
Se tu lo vuoi, o prima o poi
Arriveremo sul traguardo dell'amor
Se incontriamo una salita
Io ti sospingerò
E stringendoti alla vita
D'amor ti parlerò
Ma dove vai bellezza in bicicletta
Non aver fretta, resta un poco sul mio cuor
Lascia la bici, dammi i tuoi baci
È tanto bello, tanto bello far l'amor
Quando a primavera per le strade
Passa il "Giro" gridan tutti ai corridor:
Dai, dai, dai, dai, dai, dai!
Dai, dai, dai, dai, dai, dai!
Ma se una maschietta
In bicicletta passerà
Vedrai che ognuno, là per là
La testa girerà e allegro canterà:
Ma dove vai bellezza in bicicletta
Così di fretta pedalando con ardor
Le gambe snelle, tornite e belle
M'hanno già messo la passione dentro al cuor
Ma dove vai con i capelli al vento
Col cuor contento e col sorriso incantator
Se tu lo vuoi, o prima o poi
Arriveremo sul traguardo dell'amor
Se incontriamo una salita
Io ti sospingerò
E stringendoti alla vita
D'amor ti parlerò
Ma dove vai bellezza in bicicletta
Non aver fretta, resta un poco sul mio cuor
Lascia la bici, dammi i tuoi baci
È tanto bello, tanto bello far l'amor
Ma dove vai bellezza in bicicletta
così di fretta pedalando con ardor
Le gambe snelle, tornite e belle
M'hanno già messo la passione dentro al cuor
È tanto bello far l'amor!
CREDITI
Autore: Dino D’Alba
Anno: 1951
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